Oggi a Cannes, è stata la volta del film di Atom Egoyan “Captives” e di Nuri Bilge Ceylan con il suo “Winter Sleep”.
Nel suo film Egoyan esamina la rottura delle relazioni tra i parenti di una giovane ragazza rapita. L’approccio di “Captives” ricorda quello adottato in “The Sweet Hereafter” del 1997 e punto di svolta della sua carriera.
Lo scenario è lo stesso, le vaste pianure innevate della provincia canadese dell’Ontario, ma non solo, la sua maestria nel realizzare film dalla struttura non lineare, con lassi di tempo che si sovrappongono gli uni sugli altri. Su queste basi il regista riprende i codici del thriller psicologico ed esplora i modi in cui un rapimento può lentamente deteriorare i legami tra chi vive questo dramma.
Egoyan ha ammesso che ama realizzare storie che coinvolgono il pubblico e che lo costringono a farsi delle domande, inoltre ha spiegato che il tema della famiglia è particolarmente emozionante per lui.
Ricordiamo che Egoyan ha ricevuto nel 1997 il Grand Prix proprio per il suo “The Sweet Hereafter”.
Anche Nuri Bilge Ceylan torna a Cannes con due Grand Prix e un Premio al Miglior Regista, con questo film “Winter Sleep” che risulta essere, come al suo solito, il film più lungo del concorso, con le sue 3 ore e 17 minuti.
Un inverno rigido, quello della steppa anatolica, che è metafora dell’inverno interiore dei protagonisti, con la neve che raffredda e copre tutto come un mantello, simbolo dell’incomunicabilità e del non detto che logora i protagonisti.