“Adieu au Langage” è il settimo lungometraggio di Jean-Luc Godard selezionato per il Festival di Cannes. Il regista più anziano in concorso porta una sceneggiatura originale e confonde le aspettative con un film in 3D, nonostante le sue note riserve su questo aspetto.
A parte l’aspetto tecnologico, il maestro della New Wave regala un film atipico, con una narrazione non lineare ma soprattutto poetico.
Dai capolavori del 1960 ai film in 3D, Godard ha tenuto il passo con i cambiamenti che hanno investito il cinema. Il regista ha fatto la sua prima apparizione al Festival nel 1980, in concorso con “Si salvi chi può (la vita)”, seguito da “Passion”, “Nouvelle Vague” e “Eloge de l’amour”. Una serie di film che rappresentano al meglio la sua opera, sempre alla ricerca di nuove forme narrative, sempre ad esplorare nuovi generi, dai film di spionaggio alle commedie musicali. Opere audaci e provocatorie che suggeriscono che “Adieu au Langage” è a sua volta il punto di una nuova esplorazione, un nuovo paradigma cinematografico.
Ecco il trailer di Adieu au Langage
Dopo aver lasciato il segno nel 2011 con “The Artist”, che gli ha fruttato 5 Oscar e a Cannes un premio a Jean Dujardin come Miglior Attore, Michel Hazanavicius torna con “The Search”, mostrandoci un lato più drammatico del suo ventaglio artistico.
Vediamo ancora una volta Berenice Bejo, che ha vinto lo scorso anno il premio come Miglior Attrice nel 2013 per “Le Passe” di Asghar Farhadi. Si tratta di un film ambientato nel 1999, sulla seconda guerra russo-cecena e i suoi terribili effetti sulla popolazione civile.
Il film s’ispira a sua volta all’opera di Serge Zinneman del 1948, e vede la Bejo nei panni di una collaboratrice di una ONG alle prese con i profughi e l’esodo dei civili.