Bruno (Sacha Baron Cohen) è il reporter gay di un’improbabile emittente televisiva austriaca che si occupa di moda e fashion, a Bruno piace tutto quel che è trendy, per lui il look è una religione, e l’effimero uno stile di vita.
Bruno decide che la mecca del cinema, la città degli angeli, è il luogo ideale per cominciare la sua nuova carriera, ha un piano che tra le altre cose prevede il diventare un attore famoso e adottare un bambino di colore, così armi, bagagli ed assistente al seguito, il reporter parte alla volta di Los Angeles e tra talk show, sfilate di moda, imbarazzanti interviste e spassosi raid inizia la sua nuova carriera.
Chi conosce Sacha Baron Cohen e ha potuto apprezzare il suo Borat sa cosa aspettarsi da questo Bruno, quindi è preparato agli eccessi demenzial- pecorecci dell’istrionico comico americano, anche se stavolta l’immaginario plot che dovrebbe legare le sequenze del film è assai labile per non dire inesistente, il che rende Bruno meno consistente ed eterogeneo del suo predecessore kazako.
A chi invece non ha visto Borat, consigliamo un attimo di riflessione, il consiglio è di dare un’occhiata al lovoro di quest’attore, parliamo anche del suo Ali G, prima di infilarsi in una sala senza la giusta preparazione, mi spiego, Cohen è eccessivo e sconfina spesso nel trash, e sarebbe un errore consigliare il film a chiunque e liquidarlo con un molto divertente trattandolo come una qualsiasi buona comedy americana.
Già il persoanggio gay creato dal comico americano ha lasciato perplessa la stessa comunità omosessuale, figuriamoci lo spettatore medio che si trova senza preavviso a sorbirsi scene allucinanti e che definire volgari è un eufemismo, quindi accettate il consiglio e prendete precauzioni prima di avventurarvi nella visione.
Fatte le dovute e doverose eccezioni, bisogna dire che la confezione di Bruno è davvero intrigante, e se si guarda con attenzione, e si sbircia oltre il pacchiano, i lustrini e la voglia di provocare, si può trovare un bel pò di materiale umano su cui riflettere, una frizzante carrellata sui tanti vizi dello show-biz e una riflessione sull’omofobia che di questi tempi non guasta mai.