Dicono che la numerologia abbia un peso specifico anche nel mondo dell’immateriale che diventa immagine o musica, l’arte. Dicono che i numeri, in altri termini, vuoi per la cabala o per darsi un’ordine preciso, siano importantissimi. Non parliamo di incassi, parliamo di date. Parliamo di Brian De Palma e Al Pacino, due che si sono fusi due volte per fare la storia.
La leggenda inizia con “Scarface”, nel 1983. Il primo era alla regia, il secondo davanti alla macchina la presa, riuscendo nell’intento di entrare nell’Olimpo degli attori più bravi di sempre.
La leggenda tornò a far parlare di sé dieci anni dopo, nel 1993, con “Carlito’s Way”. La via di Carlito è stata percorsa da De Palma e Al Pacino in lungo in largo e in tutto il mondo.
1983, 1993. E nel 2003? Qualcuno un po’ se lo aspettava un terzo film a distanza di 10 anni dal secondo. Non andò così, a dimostrazione che i numeri hanno, si, un peso specifico, ma non sono tutto quello che ‘conta’ nel mondo dell’immateriale che diventa immagine o musica. L’arte.
Così, alla voce ‘filmografia’, Brian De Palma non sbarrò nessuna casella dieci anni fa. Il suo film più vicino al 2003 arrivò un anno prima (“Femme fatale”). Al Pacino, per compensare l’assenza dalle sale dell’amico lontano fece invece due film, seppur ‘minori’ nella sua copiosa produttività cinematografica:
“La regola del sospetto“, per la regia di Roger Donaldson, e “Amore estremo – Tough Love“, per la regia di Martin Brest. A dirla tutta fece anche una mini-serie tv, ma restiamo sul grande schermo.
2013, il Biopic su Joe Paterno
Questa volta, insomma, ci hanno fatto aspettare 20 anni per tornare insieme. Brian De Palma e Al Pacino tornano insieme per un nuovo progetto cinematografico. Si tratta del biopic su Joe Paterno. Chi era? Forse non tutti lo sanno, ma Joe Paterno era un autentico mito. Molto più che un allenatore. Il suo nome è scritto a caratteri cubitali nella storia del football NCCA, in virtù di una carriera sfavillante. Pensare che dal 1966 al 2011 allenò la squadra del Penn State Nittany Lions dell’Università della Pennsylvania.
Poi fu il baratro.
Nel novembre del 2011, Joe Paterno venne licenziato in quanto coinvolto nello scandalo del suo ex assistente Jerry Sandusky, reo di aver abusato sui minori tra il 1994 e il 2009. Perché JoePa venne ritenuto colpevole? Perché non parlò. Omessa denuncia, si direbbe oggi nel mondo del calcio. Voleva evitare lo scandalo, e difendere implicitamente la carriera del suo fido assistente.
Così, Paterno passò dalle luci della ribalta di una lunga e vincente carriera, al buio. Il buio che si vede quando apri gli occhi al mattino e sai do dover andare in un tribunale per difenderti. O ancora il buio finale. L’ultimo. Già, perché Joepa non superò questo trauma. Morì il 22 gennaio 2012, portato via da un male incurabile.
Happy Valley
Chi meglio di loro può parlarne? Siamo sinceri. Nessuno. Brian De Palma e Al Pacino sono i migliori narratori delle storie compromesse in partenza o sul finale. Il secondo, peraltro, di allenatori e di carisma se ne intende, “Ogni maledetta domenica”, docet.
Il film ha un titolo provvisorio, “Happy Valley”. I diritti della trasposizione cinematografica di JoePa sono stati già opzionati da Edward R. Pressman, produttore di New York.
Curiosa la vita. Il sodalizio ritorna in auge per parlare di un uomo che si è buttato per terra da solo. Ma questa vuole essere solo una riflessione (amara) ‘a latere’.