Ricorre spesso, nelle ultime ore, il messaggio Boycott Mulan. Di cosa si tratta? Come spiega Ansa la controversia interessa Stati Uniti e Cina. Disney, nei ringraziamenti, ha inserito la Cina per aver concesso l’autorizzazione alle riprese, in particolare sei agenzie governative dello Xinjiang dove le cose, in termini di diritti dell’uomo, non vanno granché bene.
Era luglio 2020, ad esempio, quando Huffington Post dedicava allo Xinjiang un articolo in cui si parlava di una “Cina Islamica” con la presenza di campi di concentramento. La BBC aveva documentato immagini raccapriccianti che hanno spinto gli Stati Uniti a limitare le importazioni. In ultima battuta, Washington ha deciso di vietare le importazioni di beni provenienti dal lavoro forzato.
In tutto questo background che qui non approfondiremo nasce il movimento Boycott Mulan: secondo i sostenitori, con quel ringraziamento della Disney allo Xinjiang si stanno voltando le spalle a un massacro e a un genocidio in atto, che anziché una dura condanna da parte della casa di produzione ricevono anche una strizzata d’occhio, un ringraziamento nonostante le ingiustizie e nonostante i massacri e i morti.
Ricordiamo che Mulan, live action ispirata al film d’animazione degli anni ’90, è uscito sulla piattaforma Disney+ senza passare per le sale cinematografiche per via della pandemia del COVID-19. In Italia è disponibile dal 4 settembre. Ciò che ha fatto indignare tante persone, dunque, è il ringraziamento dei produttori allo Xinjiang nei titoli di coda.
L’attivista uiguro Tahir Imin, residente a Washington, ha spiegato:
Questo film è stato realizzato con l’assistenza della polizia cinese mentre allo stesso tempo questa stessa polizia commetteva crimini contro la popolazione uiguri a Turpan.
Per il momento la Disney non ha replicato e la rabbia e il disgusto non si placano. Mulan è stato girato in circa venti location della Cina e gli ambienti che hanno scatenato la rabbia sono il deserto di Mingsha Shan e la valle di Tuyuk che si trovano in prossimità della città di Turpan, luogo dove sono distribuiti i campi di concentramento che la Disney, con quel ringraziamento, sembra voler legittimare.
Lo slogan Boycott Mulan non si ferma, intanto, proseguendo la sua corsa sui social.