B-cult, Maniac

Oggi per i B-cult da riscoprire vi riproponiamo il disturbante horror anni ’80 a base di serial-killer ed efferati omicidi Maniac dello specialista Willliam Lustig, regista della trilogia del vigilante non-morto Maniac-cop.

Lustig ispirandosi al Macellaio di Plainsfield Ed Gein, come avevano fatto a suo tempo Hitchcok per il suo Psycho e Hooper per Non aprite quella porta, ci racconta della mente deviata del reduce di guerra Frank Zito in continuo conflitto con voci che lo invitano a truculenti bagni di sangue di cui saranno vittime giovani prostitute e coppiette intente a rubare amplessi.

La peculiarità di Zito è di scalpare o scotennare che dir si voglia le sue vittime e da buon feticista ricreare nel suo squallido appartamento/sacrario/macello una sorta di teatrino degli orrori con manichini femminili e nefandezze varie per rivevere l’atto omicida e goderne delle reminiscenze nella tranquillità di un ambiente familiare.

Lustig non si lascia irretire dal bisogno impellente di accontentare lo spettatore pagante con corpose dosi di gore, ma grazie ad una confezione volutamente sporca e iperrealistica mette al centro della narrazione la follia di una mente perduta, la violenza inconsulta e la ricerca di una normalità che si rivela solo un miraggio per una mente che affonda lentamente nella sua stessa perversione.

Protagonista della pellicola l’attore italo-americano Joe Spinell in questo caso anche co-autore dello script, Spinell è noto al grande pubblico per ruoli in classici come Il Padrino e Taxi Driver, ma soprattutto per il personaggio di Gasco, lo strozzino per cui lavora Balboa in Rocky.

Segnaliamo in ultimo l’ottimo comparto effetti speciali all’insegna del realismo più estremo a cura del mago del make-up Tom Savini, una vera sicurezza per i cultori del genere.

Da rivalutare perchè: un ritratto più distaccato e meno ammiccante del consueto, naturalmente solo per stomaci forti.