Piccolo capolavoro che esplora i confini del cyberpunk sconfinando nell’horror e nella fantascienza post-apocalittica di sempre, citazioni da Mad Max, 1997: fuga da New York passando per l’apocalittico 2022: i sopravvissuti e omaggiando le atmosfere di cult come Alien di Ridley Scott.
In un futuro in cui la terra è ormai uno sterile deserto, e una guerra infinita ha devastato le città, in alcune zone ancora abitabili, alcuni mercanti trafficano in hardware. è in una di queste zone che un uomo regala i resti di un robot alla fidanzata scultrice, non sapendo che i resti in questione appartengono ad una micidiale arma militare, un robot killer denominato M.A.R.K. 13.
Il famigerato M.A.R.K. 13 si riattiverà trasformando il piccolo appartamento della scultrice in una sorta di trappola mortale, sarà un duello all’ultimo sangue per la sopravvivenza. Girato con un budget risibile dal geniale e volenteroso Richard Stanley, Hardware sfrutta appieno il senso di claustrofobia tipica di certi thriller e gioca con rimandi come la religione, la sigla del robot si riferisce ad un capitolo della bibbia citato da uno dei protagonisti del film.
La musica è parte preponderante di questo progetto low-budget, oltre ad una colonna sonora veramente coinvolgente e decisamente pesante, troviamo tra i protagonisti anche Iggy Pop nelle vesti di un predicatore televisivo e Lenny Kilmister, leader dei Motorhead in quelli di un tassista. Punti di forza la straniante fotografia che potete apprezzare nelle foto e il look del robot veramente azzeccato.
Da rivalutare perchè: per riapprezzare un piccolo cult che merita attenzione e che rischia di finire nel dimenticatoio.