Attilio Azzola, classe 1971, è un giovane cineasta al suo primo lungometraggio, ma se il buongiorno si vede dal mattino, possiamo ben sperare. Il suo Diari oltre ad un gran successo di pubblico si è guadagnato a Cannes il prestigioso premio Ecrans Junior riservato al cinema che si occupa di tematiche giovanili. Chi meglio di un ragazzo può raccontare il mondo dei giovani, e Azzola lo fa con stlie documentaristico e coinvolge tutti i giovani partecipanti alla pellicola in un vero e proprio stage pratico sul cinema.
Attilio Azzola ha una bella gavetta alle spalle più che altro basata su sceneggiature per cortometraggi, milanese, laureato in lettere, viaggia molto arricchendo il suo bagaglio artistico, Barcellona, New York, Sri lanka, appassionato di musica e danza, e come spesso ribadisce, di teatro, sua palestra principale, ed esperienza fondamentale per il lavoro di regista.
Una sorta di laboratorio in divenire questo suo Diari, che racconta in controtendenza, un mondo di giovani speranzosi e ben lontani dal nichilismo estremo di produzioni nostrane recenti, come ad esempio Albakiara di Stefano Salvati, può sembrare un mondo edulcorato quello descritto da Azzola, ma è lui stesso a giustificare il contenuto ottimista del suo lungometraggio come risposta positiva e propositiva alla continua estremizzazione mediatica che descrive i giovani come pessimisti e disillusi, quando la realtà del mondo giovanile non e’ solo quella.
Diari parla di giovani ai giovani, di Leo un’adolescente come tante e Alì giovane artista in erba, sono due ragazzi che si scontrano con il mondo degli adulti, il mondo in cui vive Michele professore in pensione che incrocierà il suo destino con i due ragazzi, le esistenze dei tre si mescoleranno dando vita a nuove e impreviste situazioni che li renderanno complici e testimoni della nascita di un nuovo sguardo sul mondo che li circonda.