Il manager sessantenne Robert Miller (Richard Gere), specializzato in fondi speculativi, ha manipolato i libri contabili della sua azienda per coprire una perdita di investimenti ed evitare così di essere arrestato per frode. Nel frattempo tenendo all’oscuro la sua famiglia cerca di portare a termine nel più breve tempo possibile un’importante acquisizione così da poter sanare il disavanzo e uscirne a testa alta.
Purtroppo il suo affare già traballante rischierà di saltare quando una notte, alla guida della macchina della sua amante Julie (Laetitia Casta), l’uomo ha un colpo di sonno che causa un incidente fatale per la donna che resterà uccisa sul colpo. Ferito e sanguinante Miller abbandonerà la scena dell’incidente mentre l’auto andrà in fiamme cancellando ogni traccia della sua presenza nella vettura o almeno questo è quello che pensano sia Miller che il suo avvocato.
Quello che Miller non ha messo in conto è la testardaggine dello zelante detective della omicidi Bryer (Tim Roth) che non ha alcuna intenzione di permettere che l’ennesimo manager ricco e famoso la passi liscia e preso di punta il facoltoso manager farà di tutto per inchiodarlo, costi quel che costi.
Raffinato, ben recitato e dotato di un’ambiguità morale figlia di un capitalismo rampante che non passa mai di moda, così si presenta Arbitrage, debutto su grande schermo del documentarista Nicholas Jarecki, un thriller indipendente che fruisce di un cast di alto profilo su cui svetta un convincente Richard Gere, fascinoso e ambiguo in parti uguali, quanto il suo ruolo richiede.
L’evoluzione di Arbitrage è quella di un canonico thriller in cui il protagonista accumula bugie e schiva incriminazioni sfruttando denaro e potere, ma in questo caso il gioco si fa più sottile, il Robert Miller di Gere ha il fascino dell’avvocato del diavolo di Pacino, ma senza l’aria luciferina e la determinazione del Gordon Gekko di Michael Douglas, ma con l’aria rassicurante del buon padre di famiglia.
Tutto quello che Miller mette in atto per evitare un’accusa di omicidio colposo va oltre ogni etica, ma il suo farsi scudo con la famiglia e gli interessi altrui, in realtà nasconde solo la volontà di farla franca, di vincere ad ogni costo, di uscirne economicamente integro, tutto ciò che Miller fa è per mantenere intatto il suo status.
Jarecki che è anche autore della sceneggiatura ci mostra con acutezza meccanismi emotivi ed ingranaggi mentali che muovono un uomo che ha vissuto la propria vita da vincente e che di fronte ad un tracollo sfodera un istinto di sopravvivenza che lo rende impermeabile a scrupoli e morale, un po’ come accadeva a Tom Hanns ne Il falò delle vanità di Brian De Palma, ma mette in luce anche la lontananza di un mondo, quello dell’alta finanza, arroccato al di sopra della gente comune, una sorta di Olimpo dorato dove il dio denaro vede e provvede.
Nelle sale a partire da novembre 2012
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Note di produzione: nel cast figurano anche Susan Sarandon e Brit Marling; la colonna sonora è di Cliff Martinez (Traffic, The Lincoln Lawyer, Drive); nel film in un piccolo ruolo recita anche Monica Raymund partner di Tim Roth nella serie tv Lie to Me; il regista Nicholas Jarecki è noto per il documentario The Outsider in cui seguiva il filmmaker James Toback intento a girare un film senza sceneggiatura in 12 giorni.