Se ne discute da giorni. E con ogni probabilità se ne discuterà ancora per molto tempo, come da copione in Italia (e non solo). All’indomani della grande notte degli Academy Awards, oltre al tanto atteso trionfo di Leonardo DiCaprio ed Ennio Morricone, tiene banco l’affaire relativo alla pellicola che più di tutte le altre ha meritato e fatto discutere.
Il Caso Spotlight di Tom McCarthy, vincitore di 2 Premi Oscar, Miglior Film e Miglior Sceneggiatura Originale, torna a far parlare di sé a due settimane dall’uscita nelle sale italiane e all’indomani della vittoria della prestigiosa statuetta.
Dopo la notte che l’ha proclamato film dell’anno ha lasciato spazio a diverse interpretazioni nel mondo del giornalismo. Ma quando tutto sembra seguire un copione previsto dai clichet, ecco che arriva un colpo di scena. Un’ultima e inattesa dichiarazione proviene dall’Osservatore Romano all’interno del pezzo firmato da Lucetta Scaraffia: “ Spotlight, che ha vinto l’Oscar ha una trama avvincente. E non è un film anticattolico, come anche è stato scritto, perché riesce a dare voce allo sgomento e al dolore profondo dei fedeli davanti alla scoperta di queste orribili realtà[…] Il fatto che alla cerimonia degli Oscar sia venuto un appello a Papa Francesco perché combatta questo flagello deve essere visto come un grande segnale positivo […]”.
Diretto da Tom McCarthy, con un cast composto da Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel McAdams, Liev Schreiber e Stanley Tucci, “Il caso Spotlight” racconta la storia del team di giornalisti investigativi del Boston Globe soprannominato Spotlight, che nel 2002 ha sconvolto la città con le sue rivelazioni sulla copertura sistematica da parte della Chiesa Cattolica degli abusi sessuali commessi su minori da oltre 70 sacerdoti locali, in un’inchiesta premiata col Premio Pulitzer.