Dopo un’intervista rilasciata in estate a Vanity Fair in cui si ventilava un possibile ritiro dalle scene e il suo ultimo film Salt in cui interpreta una spia, l’attrice Angelina Jolie in questi giorni, oltre a candidarsi come futura Cleopatra in 3D per Cameron, si ritrova un debutto alla regia ostacolato da associazioni contro la violenza sulle donne e addirittura da un’intero governo.
Vediamo di capire cosa è accaduto, la signora Pitt caldeggia in questi ultimi mesi un progetto che la vede regista di una tormentata storia d’amore nata dalla violenza di un serbo su una donna musulmana, violenza che sfocia in una vera e propria relazione amorosa tra vittima e carnefice, una trama che crea non poche perplessità scatenando prima l’indignazione dell’associazione Donne-Vittime di guerra e in un secondo momento il ritiro dei permessi di girare per la Jolie entro i confini bosniaci.
La produzione della pellicola, ancora senza un titolo è iniziata ai primi di ottobre a Budapest e avrebbe dovuto chiudere la lavorazione proprio in Bosnia a fine novembre, ma il ministro della Cultura della Federazione croato-musulmana, Gavrilo Grahovac, oltre al divieto di girare ha rilasciato dichiarazioni alquanto dure riguardo l’intera operazione:
Disapproviamo le riprese di questo film perché non racconta la verità e provoca laceranti sofferenze alle vittime. È una storia falsa. Tra le centinaia di donne, vittime di stupri durante la Guerra, nessuna ha mai parlato di una possibile storia d’amore con uno dei loro aggressori. Non permetteremo a nessuno di falsificare le loro atroci sofferenze.
Alle dichiarazioni del ministro bosniaco si sono aggiunte per la Jolie accuse di poca sensibilità e di mistificazione della realtà da parte della portavoce dell’associazione Donne-Vittime di guerra, che ha definito il film inaccettabile e possibile causa di ulteriori sofferenze per le tante vittime di abusi.