A tutti gli effetti Joy è una ‘Cenerentola’ moderna: desidera ardentemente un principe, ha una sorellastra che non perde occasione per criticarla, e passa gran parte della giornata con le ginocchia a terra, a passare lo straccio sul pavimento.
Tutto in linea con l’antico clichet Disney, tutto molto distante dall’immaginario delle ragazze di oggi che il proprio tempo lo passano in maniera diversa.
La strada di Joy sarà attraversata da tradimenti, delusioni e umiliazioni. Sono queste le premesse per guardare all’ottavo e omonimo film di David O. Russell. Un film, “Joy”, che intriga e cattura. Elementi da tenere in considerazione ce ne sono tanti. Ad esempio, la confusione che regna nella famiglia, nella casa e nella mente della protagonista è un caos buono.
Se poi, l’attrice principale si chiama Jennifer Lawrence il gioco è fatto.
Il film racconta la scalata imprenditoriale di Joy Mangano, donna che ha creato un impero dal nulla, ricalcando un immaginario cinematografico a metà tra melodramma e working class movie.
Nella pellicola, la Mangano viene descritta come una giovane donna presa da una quotidianità desolante (un matrimonio fallito alle spalle, due figli, pochi soldi, genitori divorziati da accudire e una sorellastra che le mette i bastoni fra le ruote). Pare aver dimenticato la fantasiosa bambina che era, capace di creare un mondo con la fantasia e il talento della manualità.
Per la critica Joy ‘esce’ dal film come “Una di quelle persone destinate a vincere, ma mai veramente felici e appagate se non nella consapevolezza che più si cammina, più l’orizzonte si sposta in là”.