Essere veri in questo mondo di supereroi, ladri e veline non è più facile. Un tempo forse c’erano meno pressioni, si poteva dimostrare molto di più il proprio spessore.
Essere veri nell’arte che si fa è ancora più complicato. Certo, la soddisfazione è doppia.
Fermiamoci un attimo a pensare: noi guardiamo i film dal lato opposto rispetto a chi li realizza. Ci siamo mai chiesti come si sta dietro l’occhio della cinepresa?
Come si sta quando si porta sullo schermo il sesso nella maniera più pedissequa che esiste?
Se avessimo ancora potuto farlo, lo avremmo chiesto a Nagisa Oshima prima che morisse.
Ma una lunga degenza in ospedale, finita con la sua scomparsa di ieri pomeriggio, ce lo ha impedito. Almeno per questa vita.
Nagisa Oshima ci lascia. Con lui ci lascia una parte di cinema reale, senza trucchi o espedienti usati per sbancare i botteghini. Ci lasciano la sua audacia, il suo modo di fare controcultura, la sua capacità di dar vita ad un movimento (‘Onda Nuova’) che ha ribaltato la prospettiva sociale negli anni sessanta.
Già, perché poco più di cinquant’anni fa Nagisa Oshima ha esplorato in lungo e in largo il Sol Levante, appuntandosi le facce di chi viveva in controtendenza rispetto ai valori del suo tempo.
Diciamolo in altri termini: Nagisa Oshima ha visto come sono stati trattati coloro che disobbediscono ai valori tradizionali imposti dal perbenismo giapponese.
Indovinate un po’ da qualche parte si è schierato?
Nagisa Oshima muore a 82 anni, dopo aver dato il suo contributo al cinema in virtù di pellicole di successo come Ecco l’impero de sensi. Un tributo all’erotismo, quello vero.
Nel film, uscito nel 1976, gli attori fanno sesso per davvero. Orale e fisico. Anche mentale, dunque.
Un altro suo film celebre è senza dubbio Furyo (uscito nel 1983), che ha per protagonista David Bowie. Si, quel David Bowie lì. Il Duca Bianco in un film del Maestro, che coppia!
In comune avevano una caratteristica. Entrambi hanno sempre fatto ciò che hanno voluto. Raramente sono scesi a compromessi.
Oshima è stato costretto dalle tasche vuote e dalla fame a lavorare per l’odiata televisione giapponese. Deve essere stato un trauma per lui, che sin da piccolo amava le convenzioni e lo ‘sporco’ showbusiness,
Oshima si era ritirato nel 1999, dopo aver diretto Tabu – Gohatto.
Se ne è andato in silenzio Nagisa, senza fare scalpore. Quello che doveva dimostrare lo aveva già dimostrato, mettendo quello che hanno visto (e ‘sentito’) i suoi occhi a disposizione di questo mondo di supereroi, ladri e veline.