Il Lido è pronto ad accogliere il divo” James Franco. Senza dubbio, il 31 agosto alla 70esima edizione della Mostra del cinema di Venezia verrà ricordato come il giorno del regista e cointerprete di “Child of God“, suo nuovo film tratto da un romanzo di Cormac McCarthy.Per sua stessa ammissione, inoltre, le fonti di ispirazione della pellicola in concorso a Venezia 70 sono almeno altre due: “Taxi Driver”, leggendario movie con Robert De Niro, e “Charlotte”.
D’altronde, l’eclettico attore ci ha abituato a punti di riferimento estremi per film altrettanto estremi. Lo abbiamo visto fare il cattivo in Spiderman, nonché nel magnifico Mago di Oz, sempre e comunque a suo agio. Ed è lo stesso Franco a tracciare gli obiettivi della sua ultima pellicola, nonché in generale della sua poetica. Lo fa con parole ad effetto che incuriosiscono giornalisti e spettatori:
Mi interessa indagare come possono reagire le persone estreme in situazioni estreme. Estromesso dalla società civilizzata, Lester cerca di rimettersi in contatto con i suoi simili, ma senza riuscirci. Volevo raccontare la storia dal suo punto di vista e non, come si fa normalmente, da quella del poliziotto o del detective che lo bracca. Volevo che lui fosse il serial killer che McCarthy descrive nel suo romanzo, e che prende spunto da un vero assassino che ha già ispirato il Norman Bates di Psycho, però volevo fare in modo che lo spettatore potesse seguirlo, potesse subirne il fascino. Come si fa con il De Niro del film di Scorsese.
“Child of God” approda al Lido e potrebbe lasciare il segno, un pò come “Gravity”. In fondo, è una questione di immagine. Il film di Cuaròn ha per protagonista Clooney, che è un divo. Il film in questione ha per protagonista a sua volta un altro divo, per giunta ‘tuttofare’. Occhi aperti, dunque, su un’opera che promette bene.
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