Il titolo parla chiaro: in quest’estate di fuego, l’unico modo per salvarsi è concentrare la nostra attenzione, con l’impegno di un monaco buddista, sui festival e sulle rassegne di cui è costellata questa stagione rovente.
La sessantunesima edizione dell’ International Film Festival Locarno è stata inaugurata il 6 Agosto in Piazza Grande con tutta la forza che può, promettendo di andare avanti fino al 16 di Agosto.
Le facce che avremo occasione di vedere live e a colori, sono tante e sono celebri. Volete fare quattro chicchiere con Amos Gitai? Volete congratularvi con Alessandro Baricco? Bene. Allora, tutti a Locarno.
La struttura del festival, pià che complessa, è ardua da descriviere per la densità di rappresentazioni ed eventi. Questo mi impedirà di citare tutto e tutti, e un pò, stavolta, francamente, mi dispiace. La prima persona che vorrei incontrare, magari la mattina presto, facendo colazione prima dell’inizio degli eventi, è sicuramente Chuck Palanhiuk. Un nome particolare, se lo sentiamo, non lo dimentichiamo.
E non lo dimentichiamo neanche se lo vediamo sotto il titolo di Fight Club o Soffocare, due libri appassionanti che ho letto tutto d’un fiato. Potrei dunque chiedergli cosa ci fa a Locarno, e lui mi risponderebbe che non è per un libro.
Oppure potrei parlare Christine Vachon, miglior produttrice indipendente del 2008, e farmi ragguagliare su quelle che sono le produzioni indipendenti e sul loro ruolo effettivo, concreto che assolvono nel panorama cinematografico mondiale.
Il Festival internazionale del film di Locarno 60 anni di storia, l’esperienza di una persona adulta che ha da raccontarne moltissime. Ospita ogni anno, in agosto, circa 190000 spettatori, più di 1000 giornalisti, quasi 3200 professionisti che si incontrano in quella che per undici giorni diviene la capitale del cinema.
La sua posizione geografica conferisce “centralità” al festival, che si distingue per varietà e quantità di artisti e professionisti ospitati. Un minimo assoluto verso cui confluiscono idee cinematografiche provenienti da tutto il mondo, Europa, Asia, Africa, ovunque.
Nelle varie sezioni vedremo proiettate opere come Choke di Clark Gregg, a cui partecipa Chuck Palanhiuk, che ho incontrato facendo colazione qualche riga sopra; vedremo poi Khamsa di Karim Dridi, La Fille de Monaco di Anne Fontaine e Lezione 21, di Alessandro Baricco.
E ancora Son of Rambow di Garth Jennings, The Eternity Man di Julien Temple e Nordwand di Philipp Stölzl. E sto veramente citando una percentuale minima del totale.
Non mancheranno poi premi speciali ed eventi come la Mostra Fotografica di Edelstein, una retrospettiva intorno all’opera di Nanni Moretti, presente come ospite, un omaggio a Luigi Comencini e l’assegnazione del premio Raimondo Rezzonico.