Conosciuto in Italia e non solo come il maestro del brivido, Dario Argento è regista, autore e sceneggiatore che indubbiamente è riuscito in qualche modo a inventare un genere e a legare ad esso il proprio nome.
La sua filmografia comprende quasi esclusivamente film thriller e film horror. Il suo modo di incorniciare l’omicidio, la morte, è talmente idiosincratico e particolare che certamente non si fatica a riconoscerne l’impronta.
Da anni vediamo nelle sue pellicole la secondogenita, Asia Argento, anch’essa valutata dalla critica in modo alternato; la primogenita Fiore Argento non è invece riuscita a raggiungere la medesima popolarità, anche se l’abbiamo vista in Phenomena e, più di recente, ne Il Cartaio.
Facendo due passi generazionali all’indietro, il padre di Dario è Salvatore Argento, funzionario dell’Unitalia, divenuto poi produttore cinematografico, a partire da L’uccello dalle piume di cristallo fino a Tenebre.
Dal canto suo la madre, Elda Luxardo, brasiliana, è una fotografa di moda. La figura materna sembra averne stimolato l’attenzione al dettaglio, l’interesse per l’illuminazione e l’inquadratura della donna, lo zoom su aspetti non immediatamente evidenti a colpo d’occhio.
La sua carriera nel cinema inizia in sordina come critico cinematografico per il quotidiano Paese Sera, forte di una grande passione per il cinema e di un profondo background conoscitivo. Alla fine degli anni sessanta si dà da fare collaborando alla stesura dei copioni di diversi B-movie. Tra i titoli ricordiamo quelli variopinti di Cimitero senza croci, La stagione dei sensi, Comandamenti per un gangster, La rivoluzione sessuale, Probabilità zero. Nello stesso periodo, però, scrive anche, assieme a Bernardo Bertolucci il soggetto di C’era una volta il West di Sergio Leone.
Nel 1969 gli Argento, padre e figlio, creano la S.E.D.A. Spettacoli, una società di produzione, dalla quale esce la sua prima produzione: L’uccello dalle piume di cristallo. Nel film si delinea quello che sarà uno stile di regia dal quale non si separerà effettivamente mai.
La storia si ripete e si approfondisce con Quattro mosche di velluto grigio; l‘attenzione ossessiva per certi bersagli, l’importanza data alla fotografia e alle riprese in soggettiva, per non parlare del focus attentivo tutto orientato al sottolineare la sincronicità dei colori.
Prima del 1975 si è già guadagnato il titolo di Hitchcock italiano, e prima di quella che potremmo definire “la grande svolta”, nel 1973 Argento si vede costretto, a dirigere quello Le cinque giornate, un film storico che esula decisamente dalle sue produzioni consuete.
Nel 1975 arriva Profondo rosso, thriller dai toni horror dalla trama e dalla sceneggiatura molto, molto solide. Le sequenze degli omicidi sono esasperate, tutto è portato all’estremo. Personalmente quando l’ho visto sono rimasto terrorizzato.
La morte, con Profondo Rosso, diventa quasi un’entità, diventa “cattiva”, ti dà la caccia, ti segue ovunque, e poi gioisce nel vedere la tua carne lacerata. Profondo Rosso rappresenta una sorta di pedana di lancio che porta Argento, nel 1977, a realizzare il suo capolavoro: Suspiria, dalla suggestiva ambientazione, ci racconta i raccapriccianti eventi legati alla figura misteriosa di Mater Suspiriorum.
Gli anni ottanta iniziano in modo prolifico con Inferno (1980), che viene considerato un sequel ideale di Suspiria, e che ne rappresenta una sorta di estremizzazione, seguito, nel 1982, da Tenebre, in cui ritornano i temi della psicopatia e del feticismo sessuale, per non parlare della violenza estrema degli omicidi.
Successivamente è la volta del bellissimo Phenomena (1985), seguito dal tetro Opera (1987). E’ a partire da questi anni che inizia, precoce, la carriera della figlia Asia Argento, nata dall’unione del padre con l’attrice fiorentina Daria Nicolodi.
Nel 1984, a soli 9 anni, esordisce infatti nel Sogni e bisogni, di Sergio Citti, per poi partecipare a Zoo (1988) diretto da Cristina Comencini; l’anno successivo Nanni Moretti la vuole in Palombella rossa, ma tutti la conosciamo soprattuttpo per la collaborazione cinematografica col padre.
Sono cinque i film dell’orrore in cui il padre l’ha seguita: il primo è La chiesa di Michele Soavi (1989), che Dario Argento ha scritto e prodotto. Nei successivi Asia è stata anche diretta dal padre: parliamo di Trauma (1993), giallo-horror dalle numerose decapitazioni, La sindrome di Stendhal (1996), Il fantasma dell’Opera (1998) e, il più recente, La terza madre (2007). Il padre non si avvale invece della partecipazione della figlia per Non ho sonno (2001) e Il Cartaio (2004), e potrebbe fare a meno di lei anche in GIALLO a causa della seconda maternità di questa.
Senza il padre abbiamo visto Asia in Le amiche del cuore (1992) di Michele Placido, il divertente Perdiamoci di vista (1994) di e con Carlo Verdone , Compagna di viaggio di Peter Del Monte, e Viola bacia tutti (1997) di Giovanni Veronesi.
La sua carriera è connotata da colori internazionali a partire da New Rose Hotel (1998) del grande regista americano Abel Ferrara, per proseguire con I miserabili Josée Dayan, e compare anche nel film di Rob Cohen xXx.
Si occupa anche di regia, iniziando con Prospettive (1994), cortometraggio, per poi girare il lungometraggio Scarlet Diva, di scarso successo, e la successiva opera seconda, Ingannevole è il cuore più di ogni cosa.
Come cantante collabora con Dimitri Tikovoi in Trash Palace, per giungere, nel 2008, a lavorare nell’album Da A.. Ad A, dedicato a Morgan, suo ex grande amore; il disco è dei riuniti Bluvertigo e a canzone è Liebestod, una ballata in inglese.