Ora che si avvicina il bicentenario dalla nascita del personaggio, esce finalmente “I, Frankenstein” e così il film con Aaron Eckhart si viene a configurare come un regalo anticipato.
Il regista Stuart Beattie ha deciso di raccontare la sua versione originale del personaggio letterario nato dalla penna di Mary Godwin, non ancora sposata Shelley.
Una versione, a dir poco, d’autore. In “I,Frankenstein” il protagonista non è più un mostro ma un essere umano che cerca il suo posto nel mondo.
Mary Shelley lo iniziò a ‘creare’ tra il 1816 e il 1817. Il primo romanzo venne pubblicato il primo giorno del 1918.
Ora, nel 2014, la ‘creatura’ torna nelle sale cinematografiche. Niente paura, dopo una serie di copie ‘trite e ritrite’ con Stuart Beattie siamo lontani dal rischio di una parodia. A ciò si era ridotto Frankenstein nelle frequenti riedizioni della sua storia (escludendo naturalmente esempi illustri quali il “Mary Shelley’s Frankenstein” di Kenneth Branagh o, per altri versi, il “Frankenstein jr” di Mel Brooks).
Il regista Beattie gli ha rifatto il look. Gli ha dato un giubotto di pelle, dei guanti e la passione per l’arte marziale filippina del Kali, una scherma in cui i bastoni di rattan sembrano essere la prosecuzione diretta delle braccia. Un po’ come gli artigli per Wolverine.
“I, Frankenstein” è il secondo film d’azione consecutivo per l’attore Eckhart. Strano vederlo in questa ‘veste’, lontano dai film drammatici ad alto tasso di impegno e a basso costo.
Questo ‘nuovo’ ed ex – mostro prende ispirazione da un graphic novel che porta la firma d Kevin Grevioux, tra l’altro creatore della fortunata serie di licantropi contro vampiri “Underworld”. Uno che di mostri, insomma, se ne intende.