Quella a Capri-Hollywood per “12 anni schiavo”, nuovo film di di Steve McQueen, è un’anteprima che passerà alla storia. A dir poco un ‘fulmine’ a ciel sereno per gli spettatori.
Un’anteprima condita da molti applausi e da tantissime riflessioni che ha lasciato gli spettatori sbigottiti per via della durezza delle immagini nella serata inaugurale del festival. Il film è estrapolato dall’autobiografia di Solomon Northup.
Solomon è un nero libero che fu venduto. Viene interpretato da Chiwetel Ejiofor con Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Paul Giamatti e Brad Pitt, che è anche produttore della pellicola.
Un film bellissimo, sono orgoglioso di averlo interpretato e vi ringrazio per l’accoglienza che gli avete tributato a Capri.
Queste le parole di Michael Fassebender, che ha deciso di non partecipare alla promozione della pellicola tra le favorite agli awards 2014, ha voluto inviare un messaggio al festival caprese al quale e’ molto legato sin dal 2009, quando dall’isola azzurra parti’ il lancio di ‘Inglorious bastards’ di Tarantino. In ’12 anni schiavo’ le immagini delle frustate subite dal protagonista hanno turbato la platea del cinema Paradiso di Anacapri, e qualcuno ha abbandonato la sala dinanzi a tanto realismo.
La biografia di Steve McQueen
McQueen ha esordito nel mondo del cinema con un piccolo ruolo nel film Lassù qualcuno mi ama (1956) di Robert Wise, ma la sua prima grande interpretazione può essere considerata quella del cowboy Vin nel western I magnifici sette (1960) di John Sturges, regista che lo aveva precedentemente diretto in un altro suo film, sebbene in un ruolo minore, Sacro e profano (1959). L’anno successivo fu la volta del film bellico L’inferno è per gli eroi (1961) di Don Siegel, in cui ritrovò l’amico James Coburn, con il quale aveva già lavorato ne I magnifici sette, e in cui interpretò il difficile ruolo di John Reese, un ex sergente che viene degradato per insubordinazione e per ubriachezza.
La definitiva consacrazione per McQueen giunse nel 1963 grazie a La grande fuga (1963), sempre diretto da John Sturges, in cui interpretò il ruolo dell’audace e spericolato capitano Virgil Hilts, uno dei personaggi che lo resero maggiormente celebre nel mondo del cinema.
Nel 1965 il regista Norman Jewison lo scritturò per Cincinnati Kid (1965), dove McQueen recitò il ruolo del giocatore di poker Eric Stoner; soddisfatto per l’intensa e carismatica interpretazione dell’attore, Jewison tornerà a dirigerlo tre anni dopo nell’elegante Il caso Thomas Crown (1968), affiancandolo a Faye Dunaway. Nello stesso anno l’attore venne diretto da Peter Yates nel poliziesco Bullitt (1968).
Successivamente, nel 1972, Sam Peckinpah gli propose un ruolo da protagonista nel western moderno L’ultimo buscadero (1972), offerta prontamente accettata da McQueen, che riuscì in modo sorprendente a farsi apprezzare dal regista, tanto da proseguire la collaborazione con lui in un altro ruolo da protagonista, questa volta nel poliziesco Getaway! (1972).
Nel 1973 fu la volta di Papillon (1973), pellicola avventurosa di ambiente carcerario, diretta dal regista Franklin J. Schaffner. Il personaggio di Henri Charrière, un galeotto realmente esistito, nonché autore dell’omonimo romanzo da cui è tratto il film, viene considerata da molti l’interpretazione fisicamente ed esteticamente migliore e più impegnativa di McQueen.
L’anno dopo John Guillermin lo diresse in un ambizioso progetto di genere catastrofico, il kolossal L’inferno di cristallo (1974), accanto a Paul Newman e a William Holden. Nella seconda metà degli anni settanta la carriera dell’attore entrò in una fase di declino. La sua ultima apparizione sul grande schermo, prima della sua prematura scomparsa, risale al 1980 ne Il cacciatore di taglie (1980), un poliziesco con sfumature comiche, diretto da Buzz Kulik.