Non vanta nessuna esperienza in barca a vela, ma amava il ruolo dal momento che cambiavano completamente le condizioni di ripresa. Così, il cinema ha reso François Cluzet uno skipper. Chi ha visto il film (capolavoro) “Quasi amici”, lo aveva lasciato in sedia a rotelle con occhi tristi, soldi a palate e un badante del tutto particolare.
Ora, lo ritrova a girare in mezzo al mare ad intraprendere una grande sfida. Così François Cluzet è arrivato anche a Roma, al Festival del Cinema, per la presentazione di “In solitario”, film in concorso all’interno della sezione Alice nella città al Festival del cinema di Roma.
Film con una bella storia. Yann Kermadec (interpretato per l’appunto da François Cluzet) viene chiamato a sostituire l’amico Drevil (Guillaume Canet) alla partenza della Vendée Globe, una regata per barche a vela. Si tratta della circumnavigazione completa in solitaria, senza possibilità di attracco o di assistenza esterna (pena l’esclusione). Nel corso della gara, Yann, fermatosi per riparare un guasto all’imbarcazione, si ritrova a bordo un ragazzino clandestino (Samy Seghir), che a soli sedici anni metterà tutto in discussione.
A Cluzet questo film è piaciuto molto:
“In solitario” mostra l’importanza che hanno gli skipper, allo stesso modo degli alpinisti, in continuo contatto con la natura. E’ un film d’intrattenimento che tocca un tema importante che riguarda tutti.
Inevitabile, visto l’argomento, un riferimento alla situazione italiana:
Lampedusa non è una frontiera italiana, ma europea e dobbiamo sentirci tutti allo stesso modo responsabili. Anche perché i clandestini sono affascinati dal nostro mondo consumistico.
Altrettanto inevitabile una domanda sul fortunatissimo “Quasi Amici”, film campione di incassi in Francia che ha commosso tutto il mondo.
Yann ha in comune con il miliardario paraplegico Philippe, che ho interpretato in Quasi Amici, la solitudine.
Foto | Tiziana Fabi/ AFP/Getty Images