Durante la fine degli anni ’30 un clown (Santiago Segura) dopo aver combattuto nella guerra civile spagnola finisce in carcere e in seguito muore lasciando orfano Javier, un ragazzino che vorrebbe seguire le orme paterne. Purtroppo per lui il suo volto serafico e la malinconia che ne traspare non gli permetteranno di intrattenere e divertire come vorrebbe.
Una volta cresciuto, siamo ormai negli anni ’70, Javier (Carlos Areces) verrà reclutato come pagliaccio triste dal circo di Sergio (Antonio de la Torre Martin), un clown alcolista e violento che non perde occasione di picchiare ed umiliare la sua donna, la bellissima trapezista Natalia (Carolina Bang).
Sarà proprio Natalia la causa di uno scontro quasi mortale che vedrà coinvolti Sergio e Javier, il primo finirà sfigurato, mentre Javier in fuga nei boschi e braccato dalla polizia finirà per incrociare di nuovo la strada del militare (Sancho Gracia) responsabile della prigionia e della morte del padre, a quel punto il desiderio di vendetta prenderà il sopravvento e Javier ormai in preda ad una inarrestabile follia lascerà dietro di se una lunga scia di sangue.
Il regista spagnolo Álex de la Iglesia dopo il debutto americano con il thriller Oxford Murders – Teorema di un delitto torna alla cifra stilistica grottesca e dalle digressioni orrorifiche che gli è più congeniale, quella di film come Azione Mutante e El dia de la bestia e come fece a suo tempo il collega Guillermo del Toro con Il labirinto del fauno, anche de la Iglesia usa una partitura enfatica e visionaria per raccontare la follia della guerra e la dittatura franchista.
Se Del Toro sfruttava l’innocenza di una ragazzina trasformata in una sorta di Alice in un cupo e inquietante Paese delle meraviglie, De la Iglesia è ancor più istrionico, sfrutta l’ambientazione circense e l’ambigua maschera del clown per passare con sorprendente nonchalance dal dramma della gelosia a una commedia nerissima, dalla satira sociale e politica all’horror con annesso tutto il repertorio gore che non manca di sangue, sesso e violenza, fino ad un vertiginoso finale che mette in luce tutto il background da B-movie del regista, in una sequenza viene mostrato il covo del clown folle che ci ha ricordato quello della famiglia cannibale del sequel Non aprite quella porta 2, non a caso l’unico capitolo comedy-horror della saga di Hooper.
Ballata dell’odio e dell’amore (Balada triste de trompeta) è tanto folle quanto struggente nel suo urlare la follia della guerra, ma anche dell’ossessione amorosa, se amate i mash-up che miscelano dramma, commedia nera e horror in una salsa autorale provocatoriamente originale, il film di De la Iglesia è senza dubbio qualcosa con cui cimentarsi, un cinema altro indirizzato a palati forti.
Nei cinema a partire dall’8 novembre 2012
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Note di produzione: il film è transitato in concorso al Festival di Venezia 2011 e premiato con il Leone d’Argento per la miglio regia.