Fratelli di nascita, colleghi per professione. Sono Enrico e Carlo Vanzina, soprannominati i “fratelli della commedia italiana”, figli di Stefano, noto al grande pubblico come Steno, regista impegnato in prima linea negli anni d’oro della commedia all’italiana. Enrico e Carlo possiedono grazie al padre, una involontaria memoria storica che gli permette di ricordare il grande cinema in maniera privilegiata. Per i due, riportare a galla i ricordi del passato, non è solo un piacere ma addirittura un obbligo.
Andiamo a conoscere da vicino chi sono realmente i fratelli Vanzina, partendo dal primogenito di Steno, Enrico, nato a Roma il 26 marzo 1949, ottiene il “Baccalauréat” Francese al Liceo Chateaubriand di Roma nel 1966. Si laurea in Scienze politiche a Roma nel 1970, e nel 1971 ottiene una laurea in Sociologia alla Cattolica di Roma.
Lavora per alcuni anni come aiuto regista del padre Steno. Nel 1976 inizia la carriera di sceneggiatore. Ha scritto 80 film con molti dei più famosi registi italiani: Dino Risi, Marco Risi, Alberto Lattuada, Steno, Mario Monicelli, Nanni Loy e tanti altri.
Insieme al fratello Carlo ha realizzato alcuni dei più grandi successi degli anni ’80 e ’90, lavorando con quasi tutti i più grandi attori italiani: da Alberto Sordi a Ugo Tognazzi, da Vittorio Gasmann a Virna Lisi e Faye Danaway. Dal 1983 è anche produttore, oltre che dei suoi film, di molti programmi televisivi; nel 1987 ha vinto il premio della critica come Miglior Produttore Televisivo dell’anno con la serie Amori. Nel 1998 ha scritto e prodotto Anni ’50. Nel ’99 la nuova serie Anni ’60. Il suo capolavoro, a detta di molti, rimane Febbre da cavallo (1976).
“Individualista per vocazione e longanesiano per scelta”, come si definisce lui stesso a cinquant’anni passati, sempre conservando quel taglio di capelli un po’ anni ‘70, si concede volentieri il piacere di chiacchierare di calcio in tv e in particolare della sua Roma, e di scrivere sui giornali articoli di costume (per 5 anni al “Corriere della Sera”, e dal 1997 al “Il Messaggero”), in cui racconta ciò che lo colpisce delle serate romane, passate negli attici pariolini come a Trastevere, nei circoli privati del lungotevere romano come allo Stadio Olimpico a vedere la sua Roma .
CARLO VANZINA, 57 anni, è cresciuto nel cuore stesso del cinema italiano, arrivandoci da molto piccolo. Il suo esordio risale infatti addiritttura al 1952, in Totò e le donne di Steno, suo padre, in cui interpretava il piccolo Filippo (Totò bambino). Solo che Carlo non diventerà mai un attore; dopo aver terminato gli studi alla scuola francese di Roma, il liceo Chateaubriand, inizia a lavorare all’ombra del padre e a fare apprendistato con Mario Monicelli, che è stato un po’ la sua guida, dal 1968 al 1975, e anche con Alberto Sordi.
Nel 1975 il produttore Carlo Ponti gli offre la possibilità di firmare la sua prima regia, chiamandolo a realizzare Colpita da improvviso benessere, con Franco Citti e Giovanna Ralli, ma alla fine Carlo ne scrive solo la sceneggiatura e il film viene diretto da Franco Giraldi. Il problema riguardava il cast. Gli attori infatti, i grandi nomi cui era abituato a lavorare insieme a Monicelli, respingevano gentilmente ogni sua offerta: nessuno si fidava di rischiare, troppo giovane dicevano. Dirige allora il suo primo film nel 1976, Luna di miele in tre, una produzione a basso costo con Renato Pozzetto protagonista.
L’esperienza gli fa capire che deve rivolgersi ad attori della sua stessa generazione, ed è così che arrivano nel 1979 Il figlio delle stelle con Alan Sorrenti, sull’onda del successo della canzone, i Gatti di Vicolo Miracoli con Arrivano i Gatti, Una vacanza bestiale e I fichissimi, che lancia Diego Abatantuono e Jerry Calà, firmando da allora oltre 40 film, tutti grandi successi di pubblico, un po’ meno apprezzati dalla critica.
Di italiano, Carlo Vanzina ha il suo modo di essere e di fare, molto lucido e adattabile alle situazioni, cui si aggiunge una grande capacità tecnica e di precisione, che gli ha consentito negli anni di girare rapidamente ma bene, ottenendo ottimi prodotti (per la felicità degli spettatori) e riducendo i costi (per la felicità dei produttori).
Questa è a grandi linee la storia dei fratelli Vanzina, fatta di passione per il cinema e di grandi successi riscossi dai loro film che, spesso e volentieri superano, in proporzione agli incassi, quello dei cosiddetti film “impegnati”, provocando disappunti da parte della critica. Ma i fratelli Vanzina non si lasciano condizionare più di tanto: le cifre parlano chiaro e il risultato finale è quello che conta. L’obiettivo di Carlo ed Enrico è quello di diffondere il buonumore nell’animo degli spettatori, osservando e raccontando anche la realtà.