Ieri il prestigioso red carpet della sessantottesima edizione del Festival di Venezia ha visto transitare Al Pacino, il leggendario attore americano era al Lido per ritirare il prestigioso Jaeger-Le Coultre Glory to the Filmaker 2011 Award, premio che esula dalle sue iconiche rappresentazioni in celluloide per concentarsi sul Pacino regista all’insegna dello sperimentale. L’attore da sempre orgoglioso delle sue origini italiane al suo arrivo ha pronunciato qualche parola in siciliano a cui ha aggiunto un sentito: “Sono italiano per la miseria!“.
A proposito del premio Jaeger-Le Coultre l’attore ha voluto precisare:
Avere questo premio a Venezia è un onore, ma sono qui alla Mostra anche per questo film personale e sperimentale.
Infatti alla premiazione di rito è seguita la proiezione del docu-film Wilde Salome in cui Pacino è supportato dalla fascinosa Jessica Chastain di The Tree of Life:
Quando l’ho vista ho capito che poteva essere solo lei la mia Salomè. “Wilde Salomè” non è né un film né un documentario. Volevo mostrare quello che avevo in mente e riflettere su chi fosse Oscar Wilde. Poi ho dovuto allontanarmi dalla storia, proprio come succede ai pittori per i quadri. Solo quando l’ho lasciata per cinque mesi, alla fine ho avuto l’illuminazione per completare il lavoro.
L’attore ribadisce il suo vivere i due mondi paralleli come cinema e teatro, tanto diversi quanto complementari nella formazione di un attore, con un amore mai nascosto e viscerale per il palcoscenico che non lo ha mai abbandonato, con la passione per Shakespeare e la scoperta del mondo di Oscar Wilde per cui Pacino nutre una profonda comprensione:
Negli Usa il rapporto con Shakespeare è problematico ed è difficile essere accettati come un americano che recita Shakespeare. Sono stato diviso tra cinema e teatro e quando ho cominciato a filmare le mie piece ho compreso la magia del cinema. Ma a differenza di Orson Welles non ho mai abbandonato il teatro. Oscar Wilde era un genio visionario, che ebbe il coraggio di andare contro corrente e di vivere su terreni pericolosi per quei tempi, anche per la sua sessualità. Per questo fu perseguitato e facendo il mio film ho capito la profondità dei pregiudizi nei suo confronti. (fonte Zimbio/Il Tempo)