Alla Mostra del Cinema di Venezia è il giorno de Il papà di Giovanna, il nuovo film di Pupi Avati, con Silvio Orlando, Francesca Neri, Ezio Greggio, Alba Caterina Rohrwacher, Serena Grandi. Un viaggio nei meandri più reconditi dell’esistenza umana, dove la personalità di un padre viene messa in primo piano di fronte alle sciagure dell’amata figlia.
Michele è un pittore fallito il cui unico patrimonio è la figlia Giovanna, a cui dedica tutte le sue attenzioni nell’intento di crescerla con una buona educazione e istruzione. Un giorno la ragazza uccide per gelosia, la sua migliore amica, da quel momento la sua vita cambierà e sebbene riesca a evitare il carcere, si apriranno per lei le porte del manicomio essendo stata giudicata inferma di mente.
Un cast di notevole livello, con Silvio Orlando, dall’interpretazione maiuscola a cui si va ad aggiungere la piacevole sorpresa di Ezio Greggio in un ruolo diverso dai soliti, che ha saputo fare subito suo. Conferma il suo spessore artistico anche Alba Caterina Rohrwacher, astro nascente del cinema di casa nostra.
Da segnalare il grande successo di Gake no Ue no Ponyo film d’animazione di Hayao Miyazaki. Un lungo applauso di dieci minuti ha concluso la proiezione in anteprima per la stampa.
Non esiste rassegna cinematografica senza i suoi scandali e dopo il vespaio destato dalle polemiche sul film dedicato a Giacomo Puccini, di cui abbiamo parlato ieri, a dare il suo bravo contributo di scene forti c’ha pensato Un giorno perfetto di Ferzan Ozpetek, con la fin troppo autentica violenza carnale subita da Isabella Ferrari da parte dell’ex marito Valerio Mastandrea. A detta di coloro che l’hanno già vista pare che tra il serio e il faceto non mancherà di far parlare di se una sequenza erotica de Il Seme della discordia di Pappi Corsicato, film in programma il prossimo 4 settembre.
Altro film degno di nota è Inju, di Barbet Schroeder: un’alternanza di sesso estremo unito a una buona dose di violenza mentre all’elenco va senz’altro aggiunto il fuori concorso Encanacao do demonio del maestro horror brasiliano Jose’ Mojica Marins, dove ogni particolare truculento viene proposto al punto tale che se non ci si sente male, alla fine, si ride per la dose eccessiva di scene forti di cui è praticamente costellato per tutta la sua durata.
Forse non desterà scandalo ma è senz’altro interessante il soggetto affrontato da Khastegi, dell’iraniano Barman Motamedian: è un documento sulla vita quotidiana di sette transessuali a Teheran. Particolare curioso: sotto il regime di Ahmadinejad gli omosessuali non esistono al contrario dei transessuali, riconosciuti e tutelati da un editto religioso e quindi nella condizione di potersi rivolgere alle strutture pubbliche per ogni loro esigenza, cambio di sesso incluso.
Domani primo giorno di settembre, alla Mostra del Cinema da tenere d’occhio le pellicole di Marco Bechis e Gianni di Gregorio.