Si prospetta una serata ricca di grandi classici. Un giovedì pieno di film da non perdere quello programmato dai numerosi palinsesti televisivi. Degni di nota, in particolar modo, “Troppo forte”, “Jurassic Park III” E “Milano Palermo – Il ritorno”.
Milano-Palermo: il ritorno
Le ultime 56 ore, recensione
Il colonnello Moresco (Gianmarco Tognazzi) è impegnato a far valere i diritti dei suoi commilitoni, soldati che hanno contratto forme tumorali durante l’intervento italiano in Kosovo, malattie causate da una prolungata esposizione ad uranio impoverito, riconoscimento ancora oggi al centro di contoversie.
Moresco è deciso a far sentire la voce dei compagni malati e abbandonati a se stessi, e dopo aver assistito agli ultimi istanti di vita di un suo amico e compagno d’armi, raduna la squadra con cui ha operato in Kosovo e sequestra un’intera clinica, pronto ad uccidere pazienti e personale medico, se le sue richieste non verranno esaudite entro 56 ore.
Nel frattempo all’esterno della clinica si raduneranno pattuglie della polizia e una squadra speciale pronta ad intervenire a cui si aggregherà il vicequestore Manfredi (Luca Lionello), esperto negoziatore poco incline al protocollo che ha tra gli ostaggi ex-moglie e figlia. Manfredi intuito che la situazione è disperata e che Moresco è pronto a tutto, metterà a rischio la vita per salvare gli ostaggi e la sua famiglia.
Le tredici rose, recensione
Nella Spagna franchista divorata dalla dittatura e dalla paura, le bombe cadono, la guerra imperversa, i sogni si infrangono, ma la speranza in un mondo migliore e e nella libertà è in questo caso ben rappresentata non solo dalla forza degli uomini, ma anche dal coraggio di un manipolo di donne sacrificate in nome di un ideale distorto.
Saranno tredici i fiori estirpati che lasceranno però profonde radici su cui un ideale di democrazia e uguaglianza potrà nuovamente germogliare, e un paese stremato potrà fieramente rilazare la resta e non lasciarsi irretire dalla paura e dall violenza. tredici donne accusate di cospirazione a rappresentare il dolore e i ricordi indelebili di una guerra che lascia profonde cicatrici.
Le tredici rose è un film che nonostante lasci un pò perplessi per una confezione che ammicca alle fiction di ultima generazione e che nella prima parte mette forse un pò troppo carne al fuoco, riesce comunque a raccontare con una semplicità disarmante, tralasciando volutamente il nozionismo storico, l’altra storia, quella fatta di uomini e donne più che di battaglie e date.
Milano-Palermo: il ritorno, recensione
Il ragioniere della mafia Turi Arcangelo Leofonte (Giancarlo Giannini) è ormai un collaboratore di giustizia, la sua testimonianza ha permesso di sradicare il clan degli Scalia, ma il figlio del boss ormai morto ha intenzione di vendicare il padre, uccidere Leofonte e recuperare i soldi che il ragioniere ha ben nascosto in alcuni conti segreti.
Alla vigilia del viaggio che lo porterà in un luogo segreto dove grazie ad una nuova identità Leofonte potrà passare il resto della vita, l’uomo affida al nipotino Stefano, affetto da una forma di autismo, l’unica password che permette l’accesso ai conti, ma Stefano viene rapito e portato in Sicilia.
Una parte della scorta che all’epoca condusse Leofonte da Palermo a Milano davanti ai giudici, il vicequestore aggiunto Nino Di Venanzio (Raoul Bova) e Remo Matteotti (Ricky Memphis), si riforma, al gruppo si aggiunge qualche faccia nuova e tutti si dirigono a Palermo dove Leofonte verrà scambiato con il suo nipotino, ma le cose al loro arrivo non andranno come previsto.