Io non ho paura, recensione

Il piccolo Michele (Giuseppe Cristiano) è un ragazzino di dieci anni che vive un’infanzia condivisa con molti altri suoi coetanei che abitano piccoli paesini del sud italia con giochi all’aria perta, biricchinate condivise con la sorellina e un padre spesso assente a causa di un lavoro da camionista che lo porta spesso lontano da casa.

La vita di Michele sarà sconvolta da una terribile scoperta fatta per puro caso mentre insieme alla sorella ed alcuni amici gioca nei pressi di una casa diroccata, all’interno di un buco Michele scorge un ragazzino che vive segregato divenuto quasi cieco a causa dell’oscurità perenne che lo avvolge, dopo un primo e comprensibile spavento Michele tornerà dal ragazzino e instaurerà un legame con il piccolo prigioniero, portandogli acqua e cibo e tenendogli compagnia.

La verità ben presto però verrà a galla con tutto il suo carico di orrore, il ragazzino è Filippo Carducci vittima di un sequestro avvenuto nel nord italia di cui il padre di Michele è complice, l’arrivo in paese della banda di sequestratori intenzionati ad eliminare l’ormai scomodo ostaggio scatenerà la reazione di Michele e sarà l’anticamera di una tragedia annunciata.

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Mediterraneo, recensione

a70-12483Giugno del 1941, un sparuto gruppo di miltari italiani viene sbarcato su una piccola isola dell’Egeo, con il compito di occupare e presidiare il piccolo atollo, a capo del plotone italiano il tenente Montini (Claudio Bigagli) insegnante di latino e greco, nel gruppo di arruolati per forza anche il disertore Corrado Noventa (Claudio Bisio) e il sergente Lorusso (Diego Abatantuono), l’unico che sembra prendere sul serio la missione.

l’isola, all’apparenza deserta, si rivelerà dopo qualche giorno abitata solamente da donne, vecchi e bambini, tutti gli uomini sono impegnati al fronte e il gruppo di soldati si amalgamerà molto bene con i locali, cosi nasceranno amori e amicizie, tutto in una surreale e idilliaca atmosfera che farà dimenticare per molto tempo ai soldati le paure e le ansie della guerra.

Solo l’arrivo di un aereo pilotato dall’italiano Carmelo La Rosa (Antonio Catania) riporterà i soldati a contatto con la realtà, Carmelo comunica che è piu di un anno che l’alleanza anglo- americana ha firmato un armistizio con l’Italia e che particamente sono tre anni che Montini e compagni sono stati dimenticati sull’isola.

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Diego Abatantuono: eccezionale veramente!

Attore eclettico di una simpatia dirompente e dalla vis comica irresistibile, passa dal drammatico alla commedia con estrema facilità e dimostra in entrambi i generi di essere un talento ormai consolidato. Forgiato da anni di lunga ed intensa gavetta che l’ha visto passare con successo dal cabaret al cinema fino alla televisione.

Diego Abatantuono nasce a Milano il 20 Maggio 1955, padre calzolaio e madre guardarobiera in un teatro d’avanspettacolo. amici d’infanzia dell’attore, l’inseparabile Ugo Conti ed il giornalista Enrico Mentana. nel 1976 esordisce sul grande schermo con Liberi, armati e pericolosi del regista Romolo Guerrieri.

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Enzo Monteleone: una storia italiana

Enzo Monteleone nasce a Padova il 13 aprile 1954, il suo impegno nel cinema inizia durante l’università, il futuro regista è molto attivo negli eventi e rassegne della sua città, scrive alcune monografie su grandi registi e nel 1980 partecipa alla realizzazione del film in 16 mm Vagabondi del regista Carlo Mazzacurati.

Nel 1982 si trasferisce a Roma, qui lavora in vari settori, tutti comunque legati al mondo dello spettacolo, scrive svariati press-book, adatta i dialoghi italiani del film Nightmare, conduce una rubrica di cinema in tv ed è aiuto-regista in un film per la tv girato in Amazzonia, una bella gavetta per Monteleone che finalmente nel 1986 scrive la sua prima sceneggiatura per il film Hotel colonial di Cinzia Torrini.

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Gabriele Salvatores: cineasta da romanzo

Prima di dare fondo alle notizie, e sono molte, raccolte per questa monografia, spendiamo due parole per uno dei più originali e spiazzanti registi italiani, Gabriele Salvatores, che con il suo Mediterraneo, ha rappresentato l’Italia nel mondo accaparrandosi un Oscar, ma non si è mai adagiato sul filone che lo ha così tanto gratificato, non ha soffiato su un fuoco per goderne fino all’ultimo il calore creativo, ma ha rischiato, esplorato, sperimentato generi, concetti, suggestioni, a volte con risultati discutibili, ma mai risultando banale, mai propinandoci una minestra riscaldata e in tempi pre-Gomorra, artisticamente aridi, ogni suo film innescava nuove domande, esplorava nuove strade, sempre con un’impronta registica immediatamente riconoscibile.

Salvatores nasce a Napoli il 30 Luglio del 1950, ma è Milano dove si trasferisce giovanissimo che lo forgia artisticamente, diploma al liceo Beccaria e poi il teatro, palestra di  anima e concetto, e Salvatores prima si iscrive all’Accademia del Piccolo Teatro, poi cresciuto e artisticamente maturo fonda il Teatro dell’Elfo è il 1972, dove saggia le sue capacità, dirigendo diversi spettacoli, che per contenuti e concezione visiva venivano allora definiti d’avanguardia, un’esperienza che porterà avanti fino al 1989.

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Claudio Bisio e il suo rapporto con il cinema

Alcuni attori comici hanno saputo esprimere la loro versatilità, in diverse forme di comunicazione. Molti sono emersi grazie al successo televisivo, altri sono partiti dal teatro, quasi tutti sono approdati al cinema.

Uno tra tanti è Claudio Bisio che approda al grande schermo nel lontano 1989, in un film di Giuseppe Bertolucci, I cammelli, affiancato da Diego Abatantuono, Sabina Guzzanti, Ennio Fantastichini e Laura Betti. Inizia la sua collaborazione con Gabriele Salvatores, ed eccolo nel 1990 in Turné, nel 1991 è nel cast del film vincitore dell’Oscar, Mediterraneo, nel 1992 in quello di Puerto Escondido, nel 1993 in Sud e nel 1996 in Nirvana.

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