Il produtttore di soap Donovan Donnelly (Geoffrey Rush) becca la moglie in flagrante adulterio con un sedicente addetto alla pulizia della piscina, dopo un primo momento di confusione e rendendosi conto di non possedere una piscina, l’uomo viene aggredito dalla coppia, ma riesce ugualmente a carpire le prove del misfatto.
Purtroppo per lui l’avida e spietata moglie si rivolge ad un vero qualo, l’avvocato divorzista Miles Malley (George Clooney) che non solo vincerà in tribunale demolendo delle prove schiaccianti e inoppugnabili, ma toglierà ogni bene all’uomo trasformandolo in un senzatetto.
Malley ha la fama di vincente, ma anche per lui non mancherà il passo falso, stavolta sarà dall’altra parte della barricata, stavolta toccherà alla bellissima e determinata Marylin Rexroth (Catherine Zeta-Jones) venir incastrata dal mellifluo avvocato, ma Marilyn medita vendetta.
Infatti il piano della bella neo-divorziata è di punire l’arrogante divorzista prima seducendolo, e la cosa non sarà troppo difficoltosa, poi sposandolo ed infine incastrandolo, così da ridurlo sul lastrico, ma le cose non andranno esattamente come pianificato…
Dopo un prologo da antologia e dei titoli di testa da tipica comaedy romance americana finto-sofisticata, i fratelli Coen si avventurano in un territorio per loro inesplorato, con la ferma intenzione di demolire il genere utilizzando tutti i clichè che ne hanno fatto la fortuna, e nel contempo esplorare il dorato mondo dei divorzi a sei zeri, con tanto di avide megere, ricchissimi polli da spennare e squali da aula di tribunale.
L’operazione riesce quasi del tutto, grazie a due protagonisti ultraglamour e ad una location patinata e che profuma di soldi, i Coen graffiano con una certa convinzione nella prima parte della pellicola, confezionando scene di indubbia ferocia, per poi adagiarsi nella seconda, lasciandosi oltremodo trascinare dagli stessi clichè che hanno cosi ben sezionato e dissacrato sino al quel momento.
Prima ti sposo, poi ti rovino è un film anomalo nella filmografia del duo di cineasti, e anche se dalla prima sequenza se ne percepiscono subito i connotati tipici e lo stile grottesco ed ironico, ciò non toglie che tolta l’indubbia qualità della pellicola questa rimanga uno dei lavori meno incisivi della coppia, più divertissement che altro, quasi una pausa ristoratoria e rigenerante per tornare con nuovo vigore in territori a loro più consoni, in un immaginario da black-dark-comedy meno parodistico e più intrigante.