L’architetto John Monroe (Kevin Kline) ha per tutta la sua vita inseguito un sogno che col passare degli anni è diventato una sorta di ossessione che ne ha distrutto vita e famiglia, costruire una casa a picco su di una scogliera, una sorta di sfida con se stesso e con la vita che però Monroe sembra aver perso.
Infatti il destino gli riserva un tumore incurabile, appena cinquantenne Monroe si accorge di colpo, quando ormai la vita lo ha messo definitivamente con le spalle al muro, della follia del suo comportamento e della condotta tenuta con suo figlio, che ora è deciso a riconquistare ad ogni costo.
Così decide che quel folle sogno della casa si trasformerà finalmente in qualcosa di realmente costruttivo che coinvolgerà anche ex-moglie e figlio, che se all’inizio mostreranno perplessità e disagio per un ex-marito/padre perennemente assente e con veramente poco tempo a disposizione, a capirne e comprenderne errori e debolezze….
Il regsta Irwin Winkler (The Net-intrappolata nella rete) si trova alle prese con un melò ad alto tasso di glucosio che rischia ripetutamente di scivolare in una stucchevole retorica, e questo più di una volta succede, ma grazie ad un cast in stato di grazia, tutto alla fine si trasforma in un godibile e partecipato dramma familiare.
La casa del titolo originale come metafora della vita e la costruzione della stessa come un rapporto pronto ad evolvere e a trasformarsi, Kevin Kline re della comedy ci mostra il suo lato da clown triste caodiuvato da una intensa Kristin Scott Thomas e ad un Hayden Christensen, futuro servitore del lato oscuro nella saga di Star Wars, che osteggia inquietudine e frustrazione adolescenziale con convincente trasporto.
Specifichiamo, non mancano paesaggi, clichè e stilemi classici del melò familiare strappalacrime, ma questo non vuol dire che il film non sia valido, imperfezioni e stereotipi a parte, regista e cast salvano un’operazione che in mano ad altri avrebbe finito col diventare un’overdose di patetismo, ma come già puntualizzato non è questo il caso.